In occasione dell’ assemblea sindacale dei lavoratori SE.RI.BO indetta per oggi mercoledì 4 aprile e della relativa mancata fornitura del pasto convenzionale agli utenti, pubblichiamo volentieri la lettera che ci giunge da Massimo Melotti, già segretario della FILCAMS Di Bologna.
Più volte abbiamo ribadito che nella nostra volontà di non veder calpestati i diritti delle famiglie in caso di interruzione del servizio per agitazione sindacale non intendiamo essere lesivi del diritto di sciopero dei lavoratori dell’azienda SE.RI.BO.
Ci sembra quindi interessante e opportuno dare spazio anche alla loro voce, fermo restando l’obiettivo di salvaguardare il diritto delle famiglie ad avere in ogni occasione un servizio equo ed efficiente.
"Saluto tutti e mi presento: sono Massimo Melotti, membro della FILCAMS di Bologna, il sindacato di categoria che per la CGIL rappresenta i lavoratori del commercio, turismo, pulimento e tanti altri, nonché una parte dei lavoratori di SERIBO (l’altra parte è rappresentata dai sindacati del pubblico impiego).
Ogni tanto i dipendenti di SERIBO scioperano, sciopereranno ancora, ed io vi scrivo per spiegare meglio le ragioni di queste nostre iniziative, verso le quali, preciso, non ho avvertito ostilità nelle lettere che ho letto sul sito.
Per farlo sono costretto a ricordare “la vicenda SERIBO”.
Quando il servizio di ristorazione scolastica venne nel 2003 esternalizzato, con la contrarietà delle organizzazioni sindacali, il Comune aprì una procedura di legge per cedere l’attività ed il personale impiegato alla nuova società (seribo). I sindacati del pubblico impiego fecero un accordo per salvaguardare le condizioni acquisite dai lavoratori coinvolti nel passaggio, che prevedeva il mantenimento dei contratti di lavoro in essere: quello nazionale per le autonomie locali e l’integrativo del Comune di Bologna.
L’accordo prevedeva inoltre che si sarebbero discusse, senza pregiudiziali,le condizioni contrattuali dei lavoratori che SERIBO avrebbe successivamente assunto. A questi lavoratori (assunti dalla fine del 2003 in poi, che noi rappresentiamo) SERIBO ha applicato il contratto nazionale della ristorazione, ovvero quello del Turismo. Si è determinata così una notevole differenza di condizioni fra lavoratori che fanno la stessa attività.
La parità di trattamento viene quindi messa al primo punto di una
piattaforma sindacale presentata nella primavera 2004 da tutti i sindacati presenti in SERIBO, e diventa inoltre oggetto di discussione fra il Comune, socio di maggioranza, e i Sindacati del Pubblico Impiego, suoi naturali interlocutori.
Il tema “differenze di condizioni” viene ripreso in ben tre accordi, il primo
con la giunta Guazzaloca e poi due con Cofferati, che riporto:
1.Accordo del 1° giugno 2004: al punto 1- gestione dei processi….. “L’Amministrazione si impegna inoltre ad assicurare per i dipendenti delle società di cui mantiene la proprietà maggioritaria o il controllo trattamenti omogenei a quelli previsti per gli altri dipendenti dell’ente, considerata anche la manifestata e condivisa esigenza di garantire alle suddette società la capacità di competere concorrenzialmente sul mercato del settore di riferimento.” “Le parti, convenendo sull’obiettivo di giungere all’omogeneizzazione dei trattamenti di tali lavoratori con quello dei dipendenti comunali impiegati in
attività analoghe, definiscono che tali temi saranno oggetto di discussione in
occasione del confronto già previsto tra OO.SS e AC (amm. Comunale) nella fase
di consultazione durante la predisposizione del bilancio annuale.”
2.Accordo del 17 dicembre 2004 sugli indirizzi programmatici e di bilancio 2005, ultimo punto Tutela e valorizzazione del lavoro: “Le parti concordano, altresì, di dare corso ad un serrato confronto in merito al tema della esternalizzazione di lavori, forniture e servizi, finalizzato a governarlo, ………….. In tale ottica l’amministrazione si impegna a favorire processi finalizzati a garantire parità di trattamento a parità di prestazione”.
3.Accordo del 15 aprile 2005, che richiama i due soprastanti: “Le parti istituiscono da subito un gruppo tecnico paritetico con il compito di comparare i diversi trattamenti oggi vigenti in SERIBO.
Non appena tale documentazione sarà disponibile, le parti si impegnano ad aprire un tavolo di confronto con l’obiettivo di definire le modalità e i tempi necessari al raggiungimento dell’obiettivo dell’omogeneizzazione dei trattamenti vigenti all’interno di SERIBO.
Le parti si impegnano, nell’ambito del confronto, che dovrà coinvolgere anche
la parte privata di SERIBO, ad affrontare quanto relativo al piano industriale, in un ottica che sottolinei la competitività della società, soprattutto sul piano della qualità erogata e della capacità di contenimento delle tariffe del servizio.”
Il tavolo tecnico è stato fatto, ma la trattativa non è mai iniziata.
Abbiamo una qualche ragione per essere arrabbiati ? Penso di si.
Abbiamo il socio di maggioranza di SERIBO, il Comune, che assume impegni che non fa poi rispettare quando siede nel consiglio di amministrazione della società.
Un comportamento che giudico inaccettabile, in particolare da parte di una pubblica amministrazione, ancor di più se è di centrosinistra, lo schieramento nel quale mi riconosco.
Ci tengo a precisare che nel corso degli incontri “preparatori” per la
trattativa mai iniziata, con il Comune, con SERIBO e con entrambi, abbiamo
abbandonato la richiesta della parità di trattamento, pur legittimata dai
suddetti accordi, dichiarando che puntavamo ad un accordo decoroso che
riducesse sensibilmente le differenze di trattamento fra i due “gruppi” di
lavoratori (che oggi numericamente si equivalgono nei centri di cottura. I
cosiddetti scodellatori hanno invece tutti il contratto del turismo).
In questa mia lunga lettera mi sono limitato alle questioni sindacali, quelle di mia pertinenza, senza toccare altri temi, importanti e penso a voi cari : la
qualità ed il costo del servizio, sui quali ho meno conoscenza e competenza.
Non voglio fare un uso strumentale del tema “qualità del pasto”, ancor più
delicato nella ristorazione scolastica, associandolo automaticamente alle
condizioni contrattuali dei lavoratori. Non ho tutti gli elementi per farlo,
anche se mi risulta una riduzione della attività formativa ai lavoratori.
Certo è che una gestione troppo “aziendalistica”, ovvero troppo attenta ai costi può
incidere sulla qualità dei pasti, trascurando, appunto, la formazione. Viceversa, non vorrei che i nostri interlocutori facessero un uso strumentale del tema “costo del pasto”, collegando automaticamente la soluzione al nostro problema con un suo aumento. Ricordo a tal fine che il costo del lavoro in SERIBO è nel frattempo calato per effetto delle uscite (pensionamento, rientro in Comune,..) degli ex dipendenti comunali.
Vi ringrazio per l’attenzione, resto a disposizione per incontri di
approfondimento e cordialmente vi saluto.
Bologna, 3 aprile 2007 Massimo Melotti"