12 giugno 2007

Riunione in Comune, ecco cosa si è detto



I Comitati mensa al gran completo, l’Assessore al Bilancio Bottoni per il Comune, l’Amministratore delegato Camst Monachini e il Presidente Bentivogli per la parte privata di Seribo.

Questi gli invitati al tavolo della Sesta Commissione Consiliare del Comune (Istruzione, Cultura ,Sport) che il 28 maggio si e` riunita in un’udienza conoscitiva su richiesta di Lucia Costa De Logu, presidente dell’VIII circolo didattico di Bologna .

Sul piatto i nuovi centri pasto ( il cantiere del primo aprirà i battenti a giugno in zona CAAB), l’applicazione della legge regionale 29 del novembre 2002 (per nidi, materne ed elementari 100% di cibi provenienti da coltivazioni biologiche, integrate e da prodotti tipici e tradizionali ecc.), la modalità di pagamento a forfait, la raccolta differenziata dei rifiuti, la distribuzione del cibo avanzato. E la proposta di istituire “una casa comune” in cui Comitati, Seribo ,Usl e Comune possano avviare un confronto costante e costruttivo per monitorare l’andamento del servizio di refezione, vagliare nuove proposte sui menù e adottare scelte condivise nel rispetto delle normative e degli ambiti di ognuna delle parti.

Lucia Costa, nel suo intervento introduttivo, incalzando subito l’Assessore e chiamando in causa anche la collega all’Istruzione Virgilio, purtroppo assente, chiede tra l’altro il perché del silenzio di Palazzo D’Accursio su una proposta fatta già nel 2004 da Seribo all’Amministrazione comunale per portare la quota di bio, dall’attuale 20% circa, al 70% con un rincaro di 42 centesimi a famiglia.

Il senso e` chiaro, secondo Costa e gli altri membri presenti dei Comitati mensa cittadini, il Comune ha fornito fino ad oggi risposte confuse e incomplete: dal fatto che Seribo non sarebbe stata ancora in grado di riconvertire la produzione dei pasti, alla difficoltà di reperire sul mercato prodotti in linea con la legge 29, al fatto che i contratti in essere con i fornitori non potrebbero essere rescissi entro breve termine senza il pagamento di una consistente penale. Ma a sconfessare l’atteggiamento dell’amministrazione c’e` quel documento datato ottobre 2004 che , come più tardi sottolinea anche il Presidente della Commissione Panzacchi, andava almeno discusso pubblicamente ( Palazzo D’Accursio ne era certamente a conoscenza nel momento in cui, a dicembre dello stesso anno, il Consiglio Comunale di Bologna recepiva la legge regionale 29 in materia di refezione pubblica). E c’e` il fatto che in molti comuni (Roma, Cesena, Padova ecc.) i prodotti utilizzati sono già da tempo biologici per quote non inferiori al 70% e che viviamo in una regione, l’Emilia Romagna, che e` tra i maggiori produttori di biologico in Europa.

Tra l’altro, come fa notare il consigliere D’Onofrio, nelle motivazioni addotte dall’Amministrazione comunale per la mancata applicazione della legge 29, non c’era traccia fino a pochi mesi fa della necessità di rinnovare i centri pasto, cosa che oggi all’approssimarsi dell’inizio dei lavori per il primo centro, viene portata come motivo principe del ritardo e come soluzione definitiva a molti problemi. Che, legge regionale a parte, restano parecchi: la raccolta differenziata dei rifiuti ( Seribo fa notare che per contratto si deve occupare solo di quella relativa ai propri centri pasto), il recupero e la distribuzione alle organizzazioni solidali dei pasti non consumati ( in molte città e` già un fatto), e poi soprattutto la varietà e il gradimento dei menù, il servizio nelle scuole con le stoviglie a perdere e la temperatura dei cibi spesso inadeguata. Su questo, assicura Bentivogli di Seribo, davvero i nuovi centri saranno determinanti: gli spazi e le modalità di produzione consentiranno un salto notevole, si potranno sperimentare nuove cotture ( e quindi inserire cibi che a tutt’oggi era impossibile cucinare), cambieranno le modalità di trasporto e di conservazione dei pasti cucinati e la loro presentazione sulla tavola dei bambini che potrà essere finalmente apparecchiata “quasi come a casa”. Certo c’e` bisogno di tempo, ma la strada e` quella giusta specie se si raccoglie la proposta dei Comitati di avviare un confronto costante tra le parti ( che Seribo vorrebbe addirittura più capillare , scuola per scuola per risolvere tempestivamente i problemi laddove sorgono).

E il pagamento a forfait?

Anche qui secondo i Comitati contraddizioni, omissioni, mancanza di trasparenza. Non e` vero che e` impossibile fornire una prestazione a consumo, visto che nelle scuole elementari a modulo e` già da tempo una realtà. E non e` vero che per chi paga a forfait (e` la prassi per le scuole a tempo pieno e gli asili) e` impossibile quantificare il prezzo di un singolo pasto, visto che il Comune sa benissimo quanto gli costa un pasto ed e` proprio su base unitaria che paga a Seribo i pasti prodotti ed erogati.

Ma Bottoni non ci sta, e sottolinea come l’attuale assetto percentuale dei prodotti ( 26% circa di bio e prodotti in linea con la legge 29) sia il frutto di una precisa scelta e del grande impegno dell’Amministrazione che intende, compatibilmente coi tempi tecnici, attestarsi sulla quota prevista dalla legge.

E sottolinea che la proposta fatta a suo tempo da Seribo non poteva essere accettata perché il Comune, almeno fino al 2009 non intende aumentare la retta per la refezione.

Restano comunque molti interrogativi e Fabrizio Galliera*, un genitore dell’I.C.11 rilancia il dialogo: “solo da un confronto serio, costante e trasparente sarà possibile individuare un percorso condiviso dalle parti per risolvere le tante questioni che il servizio di refezione scolastica pone”. C’e` bisogno di impegno, volontà politica, e urgenza affinché i bambini che mangiano oggi a scuola non debbano aspettare di diventare adulti per vedere sulla tavola dei loro figli qualche cambiamento.

*Fabrizio Galliera fa parte di questo Blog.