Commercio equo e solidale in mensa.... ma non a Bologna.

“Novità nelle mense di Roma: nei prossimi 5 anni il Comune di Roma destinerà 30 milioni di euro all’acquisto di prodotti del commercio equo e solidale (Comes) nelle proprie mense scolastiche.
Negli asili e nelle scuole medie ed elementari romane vengono serviti 145 mila pasti al giorno. Ogni settimana gli alunni consumeranno 290 mila banane,
Con Commercio equo e solidale (o semplicemente Commercio equo) si intende quella forma di attività commerciale, nella quale l'obiettivo primario non è la massimizzazione del profitto, bensì la lotta allo sfruttamento e alla povertà legate a cause economiche o politiche o sociali. È, dunque, una forma di commercio internazionale nella quale si cerca di garantire ai produttori ed ai lavoratori dei paesi in via di sviluppo un trattamento economico e sociale equo e rispettoso, e si contrappone alle pratiche di commercio basate sullo sfruttamento che si ritiene spesso applicate dalle aziende multinazionali. Il commercio equo-solidale interviene creando canali commerciali alternativi a quelli dominanti, al fine di offrire degli sbocchi commerciali a prezzi minimi a coloro che producono in condizioni ritenute più sostenibili. La produzione biologica sempre più presente tra i prodotti alimentari è dovuta da un lato alle scelte dei consumatori del Nord per un cibo più sano, ma anche per evitare ai contadini e operai di esporsi a prodotti nocivi per l'uomo e per motivi di salvaguardia dell'ambiente. A volte sono gli stessi contadini a decidere per l'agricoltura biologica quale tecnica tradizionale di coltivazione.
I principali vincoli da osservare per quel che riguarda i produttori sono i seguenti:
- divieto del lavoro minorile
- impiego di materie prime rinnovabili
- spese per la formazione/scuola
- cooperazione tra produttori
- sostegno alla propria comunità
- creazione, laddove possibile, di un mercato interno dei beni prodotti
Gli acquirenti dei paesi ricchi, si assumono impegni quali:
- prezzi minimi garantiti (determinati in accordo con gli stessi produttori)
- quantitativi minimi garantiti
- contratti di lunga durata (pluriennali)
- consulenza rispetto ai prodotti e le tecniche di produzione
- prefinanziamento
E il Comune di Bologna? Abbiamo perso anche questo treno?
2 Comments:
Se almeno in parte,le mense scolastiche e non,aderissero a queste iniziative,sono sicuro che,dal punto di vista etico,almeno i pasti sarebbero più digeribili....
Allora solo a Bologna un'altra mensa non è possibile.
Grazie atutti gli attori dell'ALIMENTAZIONE PUBBLICA BOLOGNESE
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