22 maggio 2007

Commercio equo e solidale in mensa.... ma non a Bologna.


“Novità nelle mense di Roma: nei prossimi 5 anni il Comune di Roma destinerà 30 milioni di euro all’acquisto di prodotti del commercio equo e solidale (Comes) nelle proprie mense scolastiche.

Negli asili e nelle scuole medie ed elementari romane vengono serviti 145 mila pasti al giorno. Ogni settimana gli alunni consumeranno 290 mila banane, 3900 kg di cioccolato e 286 mila confezioni di snack. Al progetto “mense solidali” hanno aderito un centinaio di Comuni (tra i più grandi Genova, Torino e Firenze)…”( tratto dalla rivista ‘Altra Economia’)

Con Commercio equo e solidale (o semplicemente Commercio equo) si intende quella forma di attività commerciale, nella quale l'obiettivo primario non è la massimizzazione del profitto, bensì la lotta allo sfruttamento e alla povertà legate a cause economiche o politiche o sociali. È, dunque, una forma di commercio internazionale nella quale si cerca di garantire ai produttori ed ai lavoratori dei paesi in via di sviluppo un trattamento economico e sociale equo e rispettoso, e si contrappone alle pratiche di commercio basate sullo sfruttamento che si ritiene spesso applicate dalle aziende multinazionali. Il commercio equo-solidale interviene creando canali commerciali alternativi a quelli dominanti, al fine di offrire degli sbocchi commerciali a prezzi minimi a coloro che producono in condizioni ritenute più sostenibili. La produzione biologica sempre più presente tra i prodotti alimentari è dovuta da un lato alle scelte dei consumatori del Nord per un cibo più sano, ma anche per evitare ai contadini e operai di esporsi a prodotti nocivi per l'uomo e per motivi di salvaguardia dell'ambiente. A volte sono gli stessi contadini a decidere per l'agricoltura biologica quale tecnica tradizionale di coltivazione.

I principali vincoli da osservare per quel che riguarda i produttori sono i seguenti:

  • divieto del lavoro minorile
  • impiego di materie prime rinnovabili
  • spese per la formazione/scuola
  • cooperazione tra produttori
  • sostegno alla propria comunità
  • creazione, laddove possibile, di un mercato interno dei beni prodotti

Gli acquirenti dei paesi ricchi, si assumono impegni quali:

  • prezzi minimi garantiti (determinati in accordo con gli stessi produttori)
  • quantitativi minimi garantiti
  • contratti di lunga durata (pluriennali)
  • consulenza rispetto ai prodotti e le tecniche di produzione
  • prefinanziamento

E il Comune di Bologna? Abbiamo perso anche questo treno?

2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Se almeno in parte,le mense scolastiche e non,aderissero a queste iniziative,sono sicuro che,dal punto di vista etico,almeno i pasti sarebbero più digeribili....

mercoledì, 23 maggio, 2007  
Anonymous Anonimo said...

Allora solo a Bologna un'altra mensa non è possibile.
Grazie atutti gli attori dell'ALIMENTAZIONE PUBBLICA BOLOGNESE

mercoledì, 23 maggio, 2007  

Posta un commento

<< Home