12 ottobre 2007

NO OGM: si è costituito a Bologna il comitato provinciale


Fermare gli OGM, affermare che il cibo è salute e dare vita nella provincia di Bologna ad un modello di sviluppo agro alimentare di qualità, legato al territorio, sostenibile e innovativo.
Questo l’obiettivo per il quale si è costituito il Comitato provinciale di Bologna per “Italia Europa-Liberi da OGM”, la coalizione nazionale formata da ACLI, ADICONSUM, ADOC, ADUSBEF, AGCI, AIAB, ALPA, ASSOCAP, CIA, CIC, CITTA’ DEL VINO, CNA, CODACONS, COLDIRETTI, CONFARTIGIANATO, COOP, COPAGRI, FEDERCONSUMATORI, FOCSIV, FONDAZIONE DIRITTI GENETICI, LEGACOOP, GREENPEACE, LEGAMBIENTE, LIBERA, RES TIPICA, SLOW FOOD, VAS, WWF che ha lanciato “Un sì per il futuro
”, una consultazione che tra il 15 settembre ed il 15 novembre chiamerà i cittadini ad esprimersi con un voto per bloccare le biotecnologie alimentari.
“Il nostro compito principale – spiega Marco Pancaldi, presidente di Coldiretti Bologna, - sarà organizzare e partecipare nei prossimi due mesi in tutto il territorio provinciale a decine di iniziative, convegni, eventi, rassegne enogastronomiche ed appuntamenti fieristici per informare i cittadini in materia di OGM e chiedere loro di esprimersi per un diverso modello di sviluppo agroalimentare, a Bologna, in Italia e in Europa.
Chiederemo alla gente: volete che il cibo e la sua genuinità siano il cuore di uno sviluppo fatto di persone e territori, salute e qualità, fondato sulla biodiversità e libero da organismi geneticamente modificati? Allora votate sì, compilando le apposite schede o votando online sul sito http://www.liberidaogm.org/.” L’esito di questo referendum popolare sarà inoltrato alla Presidenza del Consiglio, al Governo e al Parlamento, affinché si facciano promotori delle necessarie iniziative per costruire un nuovo patto sociale che, a Roma come a Bruxelles, non lasci più le cose come stanno. Servono regole certe ed uno stop deciso alle biotecnologie agroalimentari. Del resto gli OGM non godono né del consenso dei consumatori, né delle imprese, né del giudizio unanimemente positivo della scienza, che non è ancora giunta a risultati definitivi circa le loro conseguenze per l’ambiente e per la salute. Gli unici a trarne vantaggio sono le multinazionali che detengono i “bio-brevetti”.
(da Comunicato Stampa Coldiretti)