A proposito di realtà migliori…un esempio da seguire!
La Città di Grugliasco (TO) può essere considerata fra gli antesignani, in Italia, rispetto ad un utilizzo generalizzato di derrate biologiche nella ristorazione collettiva. Il Comune è stato tra i primi in Italia a basare le proprie attività di ristorazione collettiva su derrate coltivate biologicamente e ad aver costituito una società partecipata, la Bioristoro, che raggiunge una platea di circa tremila utenti giornalieri con cibi biologici.
Risale, infatti, al 1993 la somministrazione dei primi pasti biologici nelle mense gestite dall’Amministrazione comunale e riferite ad una varietà di utenti che comprendeva, e comprende, la fascia materno-infantile (Nidi e materne), gli allievi dell’obbligo, i disabili frequentanti i centri socio-terapeutici, gli anziani, gli stessi dipendenti comunali. Negli oltre dieci anni dall’avvio del nuovo corso alimentare, l’impianto di cottura comunale ha servito, complessivamente, oltre 3 milioni di pasti confezionati con ingredienti biologici. Un volume di preparazioni così ampio, accompagnato e sostenuto da annuali iniziative di educazione alimentare verso insegnanti e famiglie, ha svolto una significativa funzione di stimolo, sia sul versante della domanda di alimenti ‘naturali’, sia sul versante dell’offerta e produzione di derrate biologiche nel territorio regionale ed extraregionale.
Proprio le campagne promozionali e informative promosse dall’Amministrazione comunale, del resto, hanno a più riprese messo in evidenza uno dei cardini del progetto alimentare fatto proprio dalla Città: vale a dire il costante abbinamento fra il ricorso a prodotti biologici e la formulazione di menù largamente imperniati sui piatti e gli alimenti della dieta mediterranea, intesa come vero e proprio stile alimentare che si pone come necessario complemento e completamento rispetto alla salubrità delle materie prime impiegate.
Se tale impostazione globale è riuscita ad affermarsi nel territorio cittadino e a diventare un elemento qualificante dei servizi offerti a scuole e famiglie, ciò è dovuto a due peculiarità che vale la pena di riaffermare, in chiave di buone pratiche:
- il progetto non è stato calato dall’alto, in forma preconfezionata, ma si è formato in concomitanza con un lavoro di preparazione diffuso nella comunità locale, che ha fatto largamente leva sulle istituzioni scolastiche, sulla mediazione degli insegnanti più illuminati e sulla credibilità di non pochi medici di base;
- questo coinvolgimento già nella fase aurorale del progetto si è concretizzato nella partecipazione di rappresentanti della componente genitori all’interno della prima commissione di gara che aggiudicò l’appalto-concorso finalizzato alla nuova gestione delle attività ristorative;
- la mobilitazione di interesse e attenzione verso il nuovo corso alimentare si è consolidata e, in un certo senso, istituzionalizzata in un organo consultivo, quale il Comitato tecnico-scientifico, composto da Dirigenti scolastici, docenti, rappresentanti dei genitori ed operatori di settore, periodicamente chiamato in causa per fornire il proprio contributo alle strategie da adottare in materia di ristorazione collettiva. Come in non poche altre circostanze, anche in questo caso la permeabilità e vicinanza dell’Ente locale alla sua collettività hanno coinciso con un fattore vincente di innovazione.
Il servizio comunale di refezione scolastica, che nei suoi 24 anni di funzionamento ha prodotto quasi 8 milioni di pasti, è attualmente appaltato alla Ditta …CAMST.
Perché Camst non si attiva anche a Bologna dove è socia con Seribo??
Perché la nostra Amministrazione Comunale non ha la volontà politica e non sente il dovere di lavorare in questa direzione, nel contesto di una generalizzata quanto urgente attenzione verso il cibo quale causa prima di varie patologie?
Risale, infatti, al 1993 la somministrazione dei primi pasti biologici nelle mense gestite dall’Amministrazione comunale e riferite ad una varietà di utenti che comprendeva, e comprende, la fascia materno-infantile (Nidi e materne), gli allievi dell’obbligo, i disabili frequentanti i centri socio-terapeutici, gli anziani, gli stessi dipendenti comunali. Negli oltre dieci anni dall’avvio del nuovo corso alimentare, l’impianto di cottura comunale ha servito, complessivamente, oltre 3 milioni di pasti confezionati con ingredienti biologici. Un volume di preparazioni così ampio, accompagnato e sostenuto da annuali iniziative di educazione alimentare verso insegnanti e famiglie, ha svolto una significativa funzione di stimolo, sia sul versante della domanda di alimenti ‘naturali’, sia sul versante dell’offerta e produzione di derrate biologiche nel territorio regionale ed extraregionale.
Proprio le campagne promozionali e informative promosse dall’Amministrazione comunale, del resto, hanno a più riprese messo in evidenza uno dei cardini del progetto alimentare fatto proprio dalla Città: vale a dire il costante abbinamento fra il ricorso a prodotti biologici e la formulazione di menù largamente imperniati sui piatti e gli alimenti della dieta mediterranea, intesa come vero e proprio stile alimentare che si pone come necessario complemento e completamento rispetto alla salubrità delle materie prime impiegate.
Se tale impostazione globale è riuscita ad affermarsi nel territorio cittadino e a diventare un elemento qualificante dei servizi offerti a scuole e famiglie, ciò è dovuto a due peculiarità che vale la pena di riaffermare, in chiave di buone pratiche:
- il progetto non è stato calato dall’alto, in forma preconfezionata, ma si è formato in concomitanza con un lavoro di preparazione diffuso nella comunità locale, che ha fatto largamente leva sulle istituzioni scolastiche, sulla mediazione degli insegnanti più illuminati e sulla credibilità di non pochi medici di base;
- questo coinvolgimento già nella fase aurorale del progetto si è concretizzato nella partecipazione di rappresentanti della componente genitori all’interno della prima commissione di gara che aggiudicò l’appalto-concorso finalizzato alla nuova gestione delle attività ristorative;
- la mobilitazione di interesse e attenzione verso il nuovo corso alimentare si è consolidata e, in un certo senso, istituzionalizzata in un organo consultivo, quale il Comitato tecnico-scientifico, composto da Dirigenti scolastici, docenti, rappresentanti dei genitori ed operatori di settore, periodicamente chiamato in causa per fornire il proprio contributo alle strategie da adottare in materia di ristorazione collettiva. Come in non poche altre circostanze, anche in questo caso la permeabilità e vicinanza dell’Ente locale alla sua collettività hanno coinciso con un fattore vincente di innovazione.
Il servizio comunale di refezione scolastica, che nei suoi 24 anni di funzionamento ha prodotto quasi 8 milioni di pasti, è attualmente appaltato alla Ditta …CAMST.
Perché Camst non si attiva anche a Bologna dove è socia con Seribo??
Perché la nostra Amministrazione Comunale non ha la volontà politica e non sente il dovere di lavorare in questa direzione, nel contesto di una generalizzata quanto urgente attenzione verso il cibo quale causa prima di varie patologie?
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